Cima di Camadra (3172 m.), fino a quota
3070 m.
Mario Gatti, con Carlo, Chicca e Angelo, 23 Agosto 2006
Partenza: Pian Geirètt (Val Camadra)
Arrivo: Pian Geirètt (Val Camadra)
Dislivello: 1060 metri circa
Tempo di salita: 3 ore e 10 minuti effettivi, soste escluse
Tempo di discesa: 2 ore e 30 minuti effettivi, soste escluse
Tempo totale dell'escursione: 9 ore di cui 5 ore e 10' di cammino effettivo.
Sviluppo lineare 10 Km. circa.
Difficoltà: T2 (EE) fino al Pass Uffiern. T3/F dal Pass Uffiern in poi.
Commento dell'escursione:
Un vecchio proverbio dice che i sogni muoiono all'alba...Il mio sogno di raggiungere la Cima di Camadra, coltivato da oltre un anno e per il quale avevo anche impostato una serie di uscite di allenamento e preparazione è invece morto un po' più tardi, alle 11 del mattino, ma...andiamo con ordine. Con Carlo, la fedelissima Chicca ed Angelo Ravera (mio recente compagno di escursione sul Monte Generoso) siamo partiti di buon mattino dal Pian Geirètt con l'intento di raggiungere la tanto sospirata meta, che già avevo avvicinato lo scorso 1 Agosto insieme a Claudio Renon con il semplice scopo di tracciare una via di salita ed effettuare una documentazione fotografica. Quella stessa via di salita è stata seguita oggi, prima attraverso il ripido sentiero (segnalato come escursionistico forse con troppa faciloneria, visto che presenta qualche difficoltà in alcuni tratti), detto "degli stambecchi" fino al Pass Uffiern e poi seguendo una traccia di cresta marcata con un segnavia bianco-azzurro (alpinistico). Raggiunta la stessa quota alla quale eravamo arrivati io e Claudio durante la nostra "esplorazione" abbiamo proseguito seguendo il tracciato segnato, e forse questo è stato l'errore che ha condizionato la giornata e che alla fine ci ha impedito di raggiungere la cima. Infatti questa traccia è solo parziale (probabilmente chi l'ha segnata si è fermato quando ha incontrato la neve, che di solito è presente quasi tutto l'anno mentre oggi era inesistente, visto il caldo torrido del mese di Luglio e la mancanza di precipitazioni) e ci ha portato ad attaccare la montagna lungo il suo versante Sud, tra lastroni di roccia, anziché portarci verso una delle due creste che lo circondano. Un tracciato che, pur non superando il II grado come difficoltà, è comunque molto impegnativo e la fatica alla fine si è rivelata eccessiva per Chicca, che si muoveva su un terreno di certo non adatto alle sue zampe. Giunti a quota 2975 metri, dopo un'estenuante risalita di roccia e sfasciumi, Carlo ha deciso di fermarsi perchè il cane proprio non ce la faceva più. Questa eventualità era prevista (proprio per questo Carlo aveva chiesto di farci accompagnare da un'altra persona con la quale io avrei potuto raggiungere la vetta se lui avesse dovuto fermarsi a causa di Chicca), infatti inizialmente con Angelo abbiamo deciso di proseguire la salita, lasciando Carlo e l'esausta Chicca su un lastrone di roccia. Con Angelo abbiamo risalito ancora un centinaio di metri circa, poi ho preso la mia (e sottolineo: mia) decisione: tornare indietro. I motivi di questa decisione sono diversi: il primo, e più importante per me, è che esiste un "codice etico" quando si va in montagna insieme ad altre persone: o si raggiunge una meta insieme o si torna giù insieme. Proprio non riuscivo, mentalmente, a salire sapendo che Carlo era giù ad aspettare e non accettavo l'idea che lui (e Chicca) non fossero insieme a me. In secondo luogo, visto che la cima si stava coprendo e le nubi incombevano, ho giudicato troppo rischioso allontanarmi da lui (che tra l'altro aveva il GPS che avrebbe potuto aiutarci nella discesa in condizioni di scarsa visibilità) con il rischio di perderci di vista, esponendoci a pericoli non indifferenti. Fisicamente ce l'avrei probabilmente fatta (magari soffrendo maledettamente la discesa lungo le rocce e gli sfasciumi che ricoprono questo versante della montagna), ma con la testa non c'ero più, quindi ho comunicato la mia decisione ad Angelo, che ha capito perfettamente la situazione e, ovviamente a malincuore, è tornato sui nostri passi in mia compagnia fino a raggiungere di nuovo Carlo e Chicca, con i quali poi, dopo esserci riposati e rifocillati, abbiamo iniziato la lunghissima e ripida discesa verso il Pian Geirètt. Scendendo, abbiamo discusso insieme a lungo sulle cause del nostro "insuccesso", arrivando alla conclusione che se anziché seguire quella traccia solo parzialmente segnata avessimo optato per attaccare subito la cresta SSO della montagna (seguita per scendere) ci saremmo risparmiati tutto quel salire attraverso i piastroni di roccia che hanno stremato Chicca, che avrebbe potuto salire senza affaticarsi e quindi raggiungere non dico la cima ma almeno portarvisi abbastanza sotto in modo che poi qualcuno di noi avrebbe potuto tentare di raggiungerla rimanendo almeno in vista dei compagni. Un'altra causa è stata senz'altro la mancanza assoluta della neve, che ha messo "a nudo" tutte le irregolarità del percorso: forse solo 20-30 cm. di neve avrebbero permesso di salire con minor sforzo (e l'attrezzatura per superare tratti di neve e ghiaccio non ci sarebbe di certo mancata). Tutte congetture, probabilmente; fatto sta che almeno per questa volta la montagna ci ha rispediti a casa con un bel francobollo di ritorno già stampato per il prossimo anno, quando ritenteremo di salirla (magari in un periodo in cui c'è ancora neve in abbondanza, verso Maggio-Giugno), facendo tesoro dell'esperienza fatta. A parte il fatto di non aver raggiunto la cima, la giornata è stata splendida e l'averla trascorsa in uno scenario di incomparabile bellezza (come potrete vedere osservando le immagini), è stato comunque molto appagante. Personalmente, e non è la prima volta che lo scrivo, sono estremamente "legato" a questa valle e a queste montagne, tanto che non perdo l'occasione per andarci e girarmele in lungo ed in largo. Oggi sono arrivato nel punto più alto mai raggiunto in precedenza, ed ho visto una di loro tanto vicina da poterla quasi toccare con un dito. Anche se non ci sono riuscito, sono felicissimo ugualmente. Il resto ha poca importanza: tocca a me trovare il modo di arrivarci, la montagna è sempre là che mi aspetta.
Saliranno con ali come
aquile.
Correranno e non si affaticheranno;
cammineranno e non si stancheranno.
Isaia, 40:31
Le foto dell'escursione
(36 immagini in
formato 800X600 con apertura in un'altra finestra)
Altre immagini e descrizioni della giornata sono disponibili sul sito di Carlo:
www.nelcuoredellealpi.com
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