Lago Bianco (2157 m.)
Mario Gatti, con Carlo e Chicca, 16 Luglio 2006
Partenza: San Domenico di Varzo (VB)
Arrivo: San Domenico di Varzo (VB)
Dislivello: 900 metri circa. Questo è l'effettivo
dislivello tra il punto di partenza e la meta. In realtà, per un errore di
percorso dovuto ad una segnaletica scarsa e probabilmente errata, il dislivello
effettivo ha sfiorato i 1300 metri. Da segnalare inoltre il notevole sviluppo
lineare del percorso che, tra andata e ritorno, si è attestato attorno ai 20-22
Km. Tutto questo può servire da giustificazione ai tempi di percorrenza
piuttosto "dilatati" dell'escursione (si veda il commento).
Tempo di salita: 4 ore e 30 minuti (per errori di percorso)
Tempo di discesa: 2 ore e 30 minuti
Difficoltà: T2 (EE)
Commento dell'escursione
Partenza da San Domenico di Varzo (località Ponte Campo) a 1332 metri. Da qui si sale sino all'Alpe Veglia lungo una strada chiusa al traffico con tratti di notevole pendenza e comunque impegnativa in tutta la sua lunghezza. Poco prima dell'ingresso dell'Alpe, ancora avvolti dalle nuvole che non promettevano affatto una giornata bella, abbiamo preso un sentierino ripido attraverso stupendi boschi di larici (che qui sono decisamente la specie dominante), con il quale in poco tempo abbiamo guadagnato i 1769 metri dell'Alpe Balma. Il cielo ha cominciato ad aprirsi un po', ma qui è iniziata la nostra lotta con il percorso da seguire per raggiungere la meta. Una segnaletica praticamente inesistente (per lo meno per quanto riguarda il Lago Bianco) ci ha fatto fare il tour dell'Alpe prima di imboccare la pista giusta, indovinata grazie all'intuito di Carlo ed alle indicazioni di una gentilissima signora che ci ha illustrato un po' tutti i sentieri della zona. Seguendo il versante opposto della valle per la quale sale il sentiero diretto per il lago (che parte però più in basso, dal Rifugio Città di Arona all'Alpe Veglia) ci siamo portati al Pian dul Scricc, a quota 1936, dove per fortuna abbiamo trovato un'indicazione per il lago, raggiungibile (secondo il cartello), in 1 ora e 20 minuti. Imboccato il percorso sicuri che da qui non avremmo avuto più problemi, siamo saliti per ripidi pendii erbosi fino a raggiungere il limite della vegetazione e poi il Pian d'Erbioi, a quota 2365 metri, quindi più in alto del lago. Probabilmente per colpa di un imbecille che ha spostato il segnavia (ma anche per il fatto di essere abbastanza disorientati in quanto io non ero mai stato qui e Carlo non aveva mai raggiunto il lago da questa parte), abbiamo imboccato un sentiero marcato in bianco e rosso che (sempre a detta del cartello) prometteva di raggiungere il lago in 20 minuti. Invece questo accidente di sentiero ha cominciato a salire (cosa strana, visto che il lago doveva essere più in basso) attraverso una pietraia sconnessa che dava qualche problema soprattutto a Chicca per via dei buchi presenti tra i sassi. Ad un certo punto, resici conto che non potevamo essere sulla strada giusta, Carlo ha deciso di ritornare indietro verso il Pian d'Erbioi. Io invece, da perfetto idiota, ho voluto continuare a seguire la pista, salendo su, sempre più su, fino a quando anche la mia testa bacata ha capito che stavo andando chissà dove (in realtà il sentiero che stavo seguendo portava al RitterPass o passo di Boccarescio, che c'entra con il Lago Bianco come i famosi cavoli a merenda). Quando mi sono reso conto di essere arrivato ad una quota attorno ai 2600 metri finalmente mi sono deciso a tagliare di traverso fino a portarmi su un costone roccioso dal quale, maledettamente lontano e più in basso, ho visto il lago. Nel frattempo però avevo perso di vista Carlo e Chicca: qualche strillo e finalmente mi è arrivata risposta da due puntolini piccoli piccoli giù in mezzo al Pian d'Erbioi: erano loro che cercavano di capire da che cavolo di parte si poteva arrivare a 'sto benedetto lago. Ho urlato a Carlo di portarsi avanti nella direzione giusta ed intanto ho preso a scendere per cercare di raggiungerlo: una fatica bestiale in mezzo a pietre, buchi e macchie di rododendri e di sterpi che nascondevano a loro volta delle fessure profonde e piuttosto pericolose. Ad un certo momento ho avuto anche un poco di paura, temendo l'arrivo delle nuvole che continuavano a girarci attorno: se ci fossimo persi di vista sarebbe stato un bel guaio. Dopo quasi un'ora di penosa discesa ho ritrovato i miei compagni, che a loro volta con grandissima fatica erano riusciti a raggiungere il pianoro del lago attraverso l'altro versante della pietraia. A parte il tempo perso e la fatica (sono arrivato giù con le gambe che mi tremavano per lo sforzo), abbiamo corso anche qualche rischio. Mi sembra assurdo che due persone (per non parlare di Chicca che ha rischiato di spezzarsi le zampe in mezzo ai sassi) con una certa esperienza di montagna e non nuove a trovarsi in zone anche poco conosciute abbiano dovuto passare il classico brutto quarto d'ora per colpa di un cartello mal messo ed un sentiero mal segnato. Ma chi mette i cartelli e segna i percorsi, poi li controlla o se ne sbatte tanto una volta fatto il lavoro sono cavoli di chi ci si avventura? Vabbè...lasciamo perdere. Finalmente arrivati, la fatica (e la rabbia, perchè ci siamo anche incazzati mica male per 'sta storia) è stata presto dimenticata dallo stupendo scenario del lago e delle montagne circostanti, che potrete ammirare nella rassegna fotografica di oggi. E' stato anche molto bello e decisamente rilassante (visto il caldo che non mancava, con il sole che batteva forte dopo che le nuvole se ne erano andate) andare a fare anche un giro dentro al lago... molto breve perchè la temperatura dell'acqua non era certo quella delle Terme di Saturnia. La discesa è stata poi fatta lungo il sentiero che normalmente la gente normale (non quelli che vanno a cercarsi le vie alternative :-) ) segue per salire, il quale in poco più di un'ora riporta al pianoro della stupenda Alpe Veglia, un posto decisamente stupendo anche se devo dire che lo scenario lassù, intorno al lago, gli ha dato comunque dei punti....Attraversata tutta l'Alpe abbiamo ripercorso la strada verso la macchina anche giusto in tempo per beccarci una spruzzata di pioggia nel finale. Carlo sembrava un po' amareggiato per non aver applicato il famoso proverbio di chi lascia la strada vecchia per seguire quella nuova, ma devo dire che la sua scelta di salire al lago attraverso il percorso scelto (per lui nuovo) mi ha invece dato delle enormi soddisfazioni. Adoro "guadagnarmi" una meta con fatica e sudore e oggi non sono certo mancati, quindi meglio di così cosa avrei potuto volere? Mi piacerebbe ripassare di qui in inverno con la neve...cavolo se mi piacerebbe. Vedremo.
Saliranno con ali come
aquile.
Correranno e non si affaticheranno;
cammineranno e non si stancheranno.
Isaia, 40:31
Le foto dell'escursione
(24 immagini 800X600 con apertura in un'altra finestra)
Altre immagini e descrizioni della giornata sono disponibili sul sito di Carlo:
www.nelcuoredellealpi.com
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